L'Enogastronomia

La cucina vicentina è composta di piatti semplici, di tradizione contadina, che seguono l'andamento delle stagioni e dei relativi prodotti che si raccoglievano nei prati e nei boschi. Ogni piatto è legato ad una parte del territorio e le preparazioni si basano ancora oggi sui prodotti tipici fra i quali: bisi di Lumignano (frazione di Longare), gli asparagi bianchi di Bassano, i torresani di Breganze, formaggi di Asiago, le ciliegie di Marostica, il riso di Grumolo delle Abbadesse, la patata di Rotzo e il sedano di Rubbio (frazione di Conco), tartufi Nanto, il broccolo fiolaro di Creazzo, la mostarda di Montecchio Maggiore, la sopressa di Valli del Pasubio, gli gnocchi con la fioreta di Recoaro Terme. Il piatto più tipico è comunque il baccalà alla vicentina.

Vanta anche un'ampia tradizione nella produzione di vini, tra i quali si distinguono quelli di “Denominazione di Origine Controllata” come il Breganze Cabernet, il Gambellara, il Colli Berici Garganega e il Lessini Durello.

Vicentini Magnagati

Un detto popolare, codificato in una filastrocca pubblicata nel 1879, soprannomina i vicentini "magnagati", ovvero "mangia gatti". Questo detto ha dato origine a svariate teorie sulla sua provenienza etimologica ma nell'immaginario popolare moderno è divenuto anche un simbolo della povertà del territorio e della sua gente nei periodi passati, come durante la seconda guerra mondiale, quando questo segno di disperazione (cibarsi di questi animali domestici una volta esauriti quelli da cortile) era in realtà abbastanza diffuso in tutta Italia.

"Venexiani gran signori, padovani gran dotori, visentini magna gati, veronesi tuti mati, trevisani pan e tripe, rovigoti baco e pipe.  E belun? Ti belun, non ti vol nesun".

Questa antica e popolarissima filastrocca ha segnato per sempre la nomea dei vicentini nel mondo, ma perché i vicentini sono considerati "magnagati"? L'origine è incerta e viene fatta risalire al 1698 quando una pestilenza aveva colpito la città. Per debellare l'invasione dei topi Venezia intervenne inviando un esercito di gatti, liberando così la città. La leggenda vuole che qualche cuoco approfittò della presenza dei felini per arricchire il proprio ricettario…


Primi piatti

 

Sono rinomati i risotti, che variano in base alle stagioni: in primavera con i bruscandoli dei Colli Berici gli asparagi bianchi di Bassano, le ortiche o pissacan; in estate con i marsoni (piccoli e tozzi pesci che vivono nelle acque del fiume Astico) le rane, le zucchine e le erbe profumate dell'orto officinale; d'autunno e inverno riso e patate, risotto con la zucca, risotto con il radicchio e a fine stagione con i carciofi.

Molto diffuse sono anche le zuppe, in ogni stagione: le più tipiche sono la mosa che un tempo rappresentava la base dell'alimentazione nei mesi invernali, essendo una semplice pappa di zucca e latte, talvolta arricchita da un pugno di riso; oppure la minestra di riso e bisi o la pasta e fagioli alla

vicentina, che si differenzia da quella preparata nelle altre zone del Veneto per l'utilizzo di tagliatelle all'uovo, o anche la panà o zuppa di pane raffermo e brodo di pollo.

Piatto assolutamente locale sono i Bigoi co' l'arna. Tipici inizialmente della cittadina di Thiene, sono stati con il tempo apprezzati in tutta la provincia e possono essere gustati in tutte le trattorie locali. La ricetta tradizionale prevedeva che i bigoli fossero cotti nell'acqua in cui era stata fatta lessare un'anatra e che quindi si condissero con un sugo prodotto con burro aromatizzato e frattaglie della medesima anatra. Oltre alla variante spuria, quella con la salsa di pomodoro, esiste quella dei "Bigoli col colombin", in cui l'anatra viene sostituita dalla tortora.

Secondi piatti

Celebre il baccalà alla vicentina servito con la polenta, comparso sulle tavole vicentine nel XVI secolo. La preparazione è estremamente lenta: deve essere messo a bagno per tre giorni, in acqua corrente, perché si ammorbidisca, poi deve essere pestato e pulito, quindi infarinato e cotto a fuoco lentissimo con abbondante cipolla in un tegame di coccio, ricoperto di latte e olio in uguali quantità.

La trota dell'Astico, tradizionalmente cucinata su una graticola di legno di vite. Ancora oggi è un pesce che può essere trovato nei molteplici corsi d'acqua della provincia.

Molto importanti sono i piatti di carne fra cui risalta il toresan o torresano di Breganze ovvero il colombo fatto allo spiedo, tradizionalmente consumato solo nel mese di agosto quando i colombi selvatici giovani e teneri avevano raggiunto la dimensione dell'adulto. Erano quindi cotti sullo spiedo, su un fuoco di legna per circa mezz'ora, facendoli girare e spennellandoli con il loro stesso grasso colato nella leccarda.

Il Veneto è tradizionalmente una delle regioni con il maggior numero di allevamenti cunicoli del mondo: fino a trent'anni fa ogni famiglia vicentina aveva un piccolo allevamento di conigli. Anche il coniglio era servito con la polenta e, in stagione, con un contorno di pissacan in tecia ovvero foglie di tarassaco leggermente amarognole, cucinate con aglio, olio e lardo.

Un prodotto particolare, tutelato come presidio Slow Food è l'oca in onto prodotta un tempo in tutto il Veneto, ma soprattutto nel Basso Vicentino e sui Colli Berici.

Il formaggio Asiago è un prodotto caseario di “Denominazione di Origine Protetta” la cui produzione, iniziata già nel medioevo quando veniva stagionato per mesi al fine di consentirne la conservazione, è riservata alla provincia di Vicenza, anche se tipica delle malghe dell'Altopiano di Asiago, dove ancor oggi mantiene la tradizionale crosta nera.

Si distinguono due tipi di lavorazione: l'Asiago pressato fresco, dal sapore dolce, morbido e delicato e l'Asiago di allevo stagionato, deciso e piccante.

La sopressa Vicentina è una sorta di grosso salame del diametro di circa 8 cm, prodotto con carne di solo maiale. Particolarmente pregiata è la varietà prodotta nel comune di Valli del Pasubio e quella dei colli Lessini.

Dolci

I dolci, ancora più degli altri piatti, testimoniano un passato di ristrettezze. Tra di essi troviamo dolci diffusi nel Veneto in generale, come i Sanmartin di pastrafrola, il mandorlato, le fritole, la brazadela o brasadelo, focaccia dolce, la pinza, fatta con la polenta gialla. Alcuni, invece, appartengono più specificamente al territorio e tra questi sono famosi soprattutto il bussolà vicentino con la granella di zucchero (di cui si ha una testimonianza in un affresco cinquecentesco di Giovanni Antonio Fasolo a Villa Caldogno), i grostoli di carnevale fritti nello strutto, la torta di pane e mele.

Un dolce molto rustico, la putana di farina di mais e fichi. La versione tradizionale prevede un dolce di farina gialla, strutto e alloro, con poco zucchero e arricchita di mele, uva appassita in granaio, fichi secchi, noci e talvolta scorza d'arancia grattugiata. Si cuoceva sotto le braci del focolare ancora sino all'anteguerra. La versione attuale si compone di farina gialla, pane ammollato nel latte, burro, zucchero o miele, canditi, uvetta, pinoli.

Altri dolci tipici sono la "fugassa" e il macafame. Nella zona di Schio sono diffusi i biscotti secchi chiamati pandoli di Schio.

Dall'ironico detto popolare "vicentini magnagati" è nato nel 2006, dall'idea di sette pasticceri vicentini di Confartigianato Vicenza, un dolce locale denominato la Gata, che utilizza ingredienti della tradizione con l'aggiunta di mandorle e cacao, nel tentativo di colmare la lacuna nella gastronomia locale che di fatto non vanta un dolce tipico.

Vini

Il territorio della provincia di Vicenza presenta due zone particolarmente versate nella produzione del vino: l'area circostante Breganze e quella vicina a Gambellara. Si tratta di due zone collinari: Gambellara sorge allo sbocco della valle del Chiampo nella parte più meridionale dei Monti Lessini ed è circondata da dolci pendii la cui altitudine non supera i 300 m sul livello del mare; Breganze si trova invece nella fascia pedemontana, a sud dell'altopiano di Asiago, tra le vallate dei fiumi Astico e Brenta.

La zona di Gambellara è caratterizzata da un suolo ricco di minerali, essendo di origina vulcanica. I suoi pendii furono coltivati fin dall'antichità essendo dolci e fertili. Quattro i comuni della zona Doc: Gambellara, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino e Zermeghedo, un'area dunque estremamente limitata.  Attualmente si coltiva uva di qualità Garganega da cui si ricavano tre vini Doc: BiancoRecioto Vin santo.

La zona Doc di Breganze è più ampia, comprende infatti il territorio dei comuni di Breganze, Fara Vicentino, Mason Vicentino, Molvena, ed in parte quelli dei comuni di Bassano del Grappa, Lugo di Vicenza, Marostica, Montecchio Precalcino, Pianezze, Salcedo, Sandrigo, Sarcedo e Zugliano. Anche questa zona ha una remota origine vulcanica, ma è caratterizzata anche da depositi morenici e fluviali. Il più antico e caratteristico vigneto è il Vespaiolo, che non è presente altrove, da cui si ricava anche il Torcolato, vino da dessert prodotto sin dal X secolo.