La Storia e la Leggenda dei Nani

La villa fu fatta costruire nel 1669 dall’avvocato Giovanni Maria Bertolo, che la lasciò in eredità alla figlia Giulia, monaca del monastero padovano di Ognissanti.
Nel 1715 Giustino Valmarana acquistò la Villa direttamente dal monastero. SI devono a Giustino Valmarana i lavori di ampliamento e il coinvolgimento di Francesco Muttoni che sviluppò gli ingressi, la scuderia e il ripristino della foresteria. I particolarissimi fregi e le architetture sono di Gerolamo Mengozzi Colonna. Giustino Valmarana morì nel giugno 1757 mentre i Tiepolo stavano terminando l’opera (che durò, si dice, appena quattro mesi in tutto!). Si narra che Giambattista alla notizia della morte di Giustino,sia partito subito per Venezia, temendo che gli eredi non fossero generosi come il padre. Ma l’apertura del testamento appianò la situazione: il previdente Giustino aveva predisposto, come saldo al Tiepolo, un lascito ingente di zecchini d’oro. E così, in punto di morte, il Conte Giustino si era guadagnato la memoria perenne dei discendenti e degli amanti dell’arte.

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La leggenda dei nani e della principessa Layana

Sul muro di cinta della Villa poggiano 17 statue di nani grotteschi, che guardano verso l'esterno. Ispirati ai disegni di Callot e resi celebri dalle stampe popolari dei Remondini di Bassano del Grappa, riproducono i classici personaggi protagonisti della Commedia dell'Arte. Secondo alcuni studiosi Giandomenico Tiepolo sarebbe l'autore dei disegni preparatori delle sculture. 

Legata a questi personaggi è la leggenda di una fanciulla nana: confinata dai genitori tra le alte mura del castello con 20 servitori nani al suo servizio, si toglie la vita una volta scoperta la sua deformità.